Presenza del Vescovo Mons. Mario Russotto, per l’incoronazione della statua dell’Addolorata
Padre Vescovo, bentornato in mezzo a noi e grazie per aver accettato di ritornare in questa comunità ecclesiale di Resuttano a far festa, nonostante la sua fitta agenda di impegni, nonostante le difficoltà che porta questa pandemia.
Un saluto a tutte le autorità civili e militari, al Sindaco e a tutto il popolo santo di Dio. Eccellenza reverendissima, la devozione dei Resuttanesi alla Madonna addolorata affonda le sue radici nella notte dei tempi, da quando il mondo diventa comune, legando ancor di più il suo cuore a Gesù Crocifisso, che lo ha scelto come patrono di questa cittadina.
Il legame tra il popolo di Resuttano e la Vergine addolorata è testimoniato in maniera plastica dalla stessa statua del XVIV° secolo, che viene venerata. Essa è opera dello scultore palermitano Vincenzo Genovese, attivo in quel periodo, che ha lasciato nella nostra diocesi, ma anche in tutta la Sicilia, e non solo, altre opere. Di lui conosciamo il nome, la vita, le opere, non possiamo dimenticare il convegno di tre anni fa, tenuto nella chiesa di San Paolo dove è custodita questa opera meravigliosa, dove il Professore Cutaia, parente dello stesso Genovese, dinnanzi al Professore Arcangelo Vullo di Marianopoli, studioso del Genovese, siamo venuti a conoscenza, dinnanzi a fonti inconfutabili, della mano dell’artista che ha realizzato con maestria e fede la scultura della Vergine addolorata.
Portiamo davanti a Maria Santissima la sofferenza e la speranza di tutti noi, la sofferenza per la pandemia che ha segnato con lutto, malattie e povertà tante nostre famiglie, la speranza che anima il desiderio di ripartire, recuperando lavoro, fiducia, relazioni e socialità.
Chiedo per tutti, ad iniziare da me il primo, il dono della conversione profonda e sincera al Signore, affidiamo queste intenzioni a Colei che da sempre intercede presso il Signore, come ci ricorda il Vangelo della splendida pagina delle Nozze di Cana, fu proprio la madre di Gesù ad accorgersi delle situazioni imbarazzanti che si andavano profilando per gli sposi. Fu lei ad interpellare il suo figlio, che così compie il primo miracolo trasformando l’acqua in vino e salvando la gioia della festa. A Lei vogliamo anche affidare il nuovo anno pastorale che inizierà proprio domani, con le tre tende.
L’incoronazione solenne di questa immagine, che solo il Vescovo può fare, è un gesto di amore e di riconoscenza alla madre di Dio e madre nostra, come abbiamo fatto nello scorso 4 maggio, sempre in tempo di pandemia, con la donazione delle chiavi del paese da parte del primo cittadino al Santissimo Crocifisso, nostro patrono.
Adesso tutti i Resuttanesi, vicini e lontani, per mezzo delle sue mani, eccellenza, donano questo capolavoro della scuola, degli artisti ed artigiani siciliani argentieri palermitani, insieme allo spadino, come segno di riconoscenza e di affetto alla mamma celeste che sempre ci ricolma del Suo amore misericordioso. Grazie padre Vescovo.
Questa comunità ecclesiale di Resuttano, che cresce sempre più e mi fa crescere sempre più nell’amore di Dio, prega per il suo pastore, e ama il suo pastore. Ci benedica.
Saluto e benvenuto del Vescovo, Mario Russotto
Ringrazio il vostro Arciprete Parroco, Padre Ignazio, per aver pensato, organizzato, questo momento e anche per tutte le iniziative che sempre con competenza ed entusiasmo porta avanti per promuovere la comunità cristiana, unire sempre più la comunità di Resuttano.
Con lui, saluto e ringrazio anche il nostro carissimo Padre Rosario Salvaggio, saluto il signor Sindaco, il Comandante della stazione dei Carabinieri, le confraternite, il Presidente del comitato festa, in modo particolare, che oggi insieme al Sindaco porteranno questa corona e lo spadino, ed anche tutti voi carissimi figlioli di Resuttano. A tutti ed a ciascuna giunga il mio affettuoso saluto e il caloroso abbraccio, che per ora dobbiamo educarci a non darlo e questo sta provocando tante tante tragedie; ma io mi auguro che nelle famiglie gli abbracci, che non si possono dare fuori tra marito e moglie, genitori e figli se li diano perché ho l’impressione che questa astensione dagli abbracci si prolunghi anche dentro le case, il che poi sarebbe un guaio.
Noi ci rivolgiamo alla nostra mamma celeste, Maria Santissima che veneriamo e questa sera incoroniamo con il titolo di Addolorata perché vegli su tutte le famiglie di Resuttano e invochiamo per sua intercessione il dono del perdono dal Dio di misericordia.
Omelia del Vescovo, Mario Russotto
Questa sera, per questa bella comunità di Resuttano, è un momento storico, memorabile, siete saliti fin qui nella Piazza San Paolo per celebrare come ogni anno, questa festa della Madonna Addolorata in coincidenza questa sera della esaltazione della Croce di Gesù.
Siete saliti come i pellegrini salivano al monte Sion al Tempio di Gerusalemme, come quel venerdì Santo si adunavano sul Colle del Golgota per assistere alla Crocifissione di Gesù di Nazareth e con la folla che saliva c’era anche una donna, una Vergine Madre che viveva sulla sua carne e nella sua anima il mistero inaudito, unico nella storia: Essere figlia del Figlio che ella aveva generato e, dunque, essere Madre di Dio.
E se a Betlemme, con il canto degli angeli, con lo stupore dei pastori che portavano doni e si inginocchiavano commossi e felici, dinanzi a quel bambino che era il Salvatore del mondo, e se li a Betlemme, la Vergine Madre aveva visto sapienti, intellettuali, venire dall’oriente portando i loro doni guidati da una stella, a Gerusalemme sul Golgota ci sono solo i gemiti del Crocifisso morente suo figlio. Ci sono le grida dei carnefici, ci sono solo le chiacchiere dei passanti: “Se sei figlio di Dio, scendi dalla Croce!”. O gli scherni di quelli che dicevano: “Ha salvato tanti altri ma non può salvare se stesso?”.
Lì, sul Golgota, Maria Santissima, sperimenta la desolazione che provava suo figlio nel vedere assenti i suoi discepoli, ma i loro occhi miracoli avevano visto, le loro orecchie parole d’autorità avevano sentito, e fino alla sera prima, avevano mangiato con lui. Da lui erano stati lavati i loro piedi e adesso, vigliaccamente, paurosamente, gli han voltato le spalle. Giuda lo ha venduto per 30 miseri denari; Pietro lo ha rinnegato, perché non ha avuto il coraggio di dire: “Io sono discepolo di Gesù”. E lì, solo le donne, come Maria di Magdala, o Maria di Betania, stanno accanto a Maria, la madre e il discepolo amato.
E mentre tutti urlano, piangono o si battono il petto, come le donne, alle quali Gesù dice lungo la Via Crucis: “Donne di Gerusalemme, non piangete su di me, ma su voi stesse e sui vostri figli”; mentre tutti esprimono disprezzo o dolore, “Stabat Mater”, sta la madre come piantata ai piedi del figlio crocifisso, in assoluto silenzio, non un gemito, non una parola, solo un incontro di sguardi, forse lacrime che dai suoi occhi di madre, scendono silenziose fino a terra e si uniscono alle gocce di sangue che scendono lungo il legno della croce, dal corpo flagellato del figlio. E lì, in quell’abbraccio misterioso, fra il figlio che è Dio, e la creatura che è sua madre, si consuma il mistero della nostra salvezza.
E se sulla croce Gesù viene dichiarato dal Padre, Re, “Perché quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” perché solo quel ladro brigante, forse assassino, riconosce in quel volto sfigurato, Dio Re e gli dice: “Ricordati di me quando sarai nel tuo regno”. E quel ladro brigante diventa il primo santo della storia, perché il Dio Re Crocifisso gli dichiara: “Oggi stesso sarai con me in paradiso”; e se Gesù lì viene intronizzato Re, la madre ai piedi di quel trono glorioso e vergognoso, che è il legno dei maledetti, la madre, viene incoronata Regina.
Allora, cari figlioli, un’altra strada si apre per essere grandi. Non la strada dell’onnipotenza, non la strada del dominio arrogante, non la strada del successo apparente, ma la strada umile, silenziosa, dell’amore che tutto di se dona fino a lasciarsi inchiodare alla croce di ogni giorno. Perché l’amore è martirio, è lasciarsi morire perché altri abbiano la vita.
E solo tre giorni le fauci della morte ingoiano il Cristo, perché poi l’amore trionfa e la vita esplode. “Stabat Mater” piantata con il figlio su quel colle che rappresenta il cranio di Adamo, Lei, nuova Eva, non coglie il frutto dell’albero, ma l’albero della Croce, ingioia il suo cuore. Se per partorire il figlio Maria non ha provato alcun dolore, e solo angeli hanno cantato e lodato il Salvatore del mondo, per partorire noi, corpo mistico di Cristo, noi, suoi figli per sempre, Maria ha attraversato l’atroce dolore di un parto che ce la riconsegna Madre per sempre.
Ed a te Maria, Madre addolorata, noi questa sera, noi figli tuoi, figli di Resuttano, vogliamo offrire una corona da porre sul tuo capo, quella corona rappresenta tutti noi, uniti a Te nel dolore, crocifissi con te sull’albero dell’amore per poter ancora oggi, come te, partorire vita, vita, vita.
Benedici queste famiglie, benedici i tuoi figli di Resuttano, benedici questa città perché possa cantare con te il Magnificat degli umiliati, e vedere come Dio abbassa i potenti e innalza gli umiliati, perché sempre si ricorda della sua misericordia nei secoli dei secoli.
Amen.
Incoronazione di Maria Santissima
Adesso il Sindaco ed il presidente, porteranno la corona che è stata realizzata come ha detto il vostro Arciprete da argentieri palermitani, e lo spadino. Io benedirò questa corona e questo spadino, e poi incoronerò la Madonna.
“Benedetto sei tu Signore, Dio del cielo e della terra, che nella Tua giustizia e misericordia disperdi i superbi ed esalti gli umili. Di questo Tuo meraviglioso disegno ci hai offerto il modello perfetto nel Verbo fatto uomo e nella sua Vergine Madre, il Cristo, Tuo figlio, che si è umiliato volontariamente fino alla morte di croce, risplende nell’eterna gloria e siede alla Tua destra, Re dei Re, Signore dei Signori, e colei che si è chiamata Tua serva, la Vergine da Te eletta come genitrice del redentore e vera madre dei viventi, innalzata sopra i cori degli angeli, regna gloriosa accanto al suo figlio e prega per tutti gli uomini, avvocata di grazia e regina di misericordia.
Guarda con bontà Signore, il tuo popolo che nel porre il diadema regale all’immagine della Madre di Cristo, Tuo figlio, riconosce il Signore Gesù Re dell’universo, e acclama Regina la Vergine Madre.
Concedi o Padre, che seguendo l’esempio di Maria, anche noi ci consacriamo al tuo servizio e ci rendiamo disponibili l’un l’altro nella carità, così nella vittoria sull’egoismo e nel dono d’amore senza riserve adempiremo la Tua legge e condurremo a Te i nostri fratelli.
Fa che siamo lieti di vivere umili e poveri in terra, per raggiungere un giorno la gloria del cielo dove Tu stesso darai la corona della vita ai tuoi servi.
Per Cristo nostro Signore. Amen.”