Facciamo parlare il Signore. E in questo momento Gesù ci dice tanto, facendo contemplare ancora una volta il volto di Maria; ed in queste sere lo stiamo davvero contemplando, come non mai. Abbiamo visto tutti gli attributi, i titoli, che si possono additare a Lei, dire di Lei, ma questa sera prendendo spunto dal Santo che celebriamo, Crisostomo, bocca d’oro, colui che annuncia, parla di Gesù, il Vangelo lo proclama e dalla sua bocca esce oro, vale più dell’oro, molto più dell’oro fino.
E Maria proprio perché incarna questo tesoro che è Dio, lo dona. Lo dona facendosi compagna di viaggio dei nostri giorni. Così ama chiamarla Don Tonino Bello: Maria donna dei nostri giorni; annunciatrice, vicina di casa. Forse voi vi scandalizzerete per quello che sto per dire, ma di fatto è un contestualizzare la figura di Maria, donna dei nostri giorni, per come la intende Don Tonino Bello – Vescovo morto in odore di santità – non nella sua terra, ma qui a Resuttano.
Maria la vogliamo sentire proprio così, come nostra mamma, compagna di viaggio, come una buona vicina di casa; di casa sì, mentre parla il nostro dialetto, esperta anche Lei di tradizioni antiche e di usanze popolari della nostra Resuttano che attraverso le coordinate di 2/3 nomi, utilizzando i nomignoli, i soprannomi, perché tante volte ci si conosce per soprannome senza offesa per nessuno, “pirchì quannu unu dici, alla famiglia Carrubba appartiene. Cu su sti Carrubba? Ci dicinu u niputi di puddricinu”[1] e allora ci arrivano, perché a mio nonno lo chiamavano “puddricinu” perchè era piccolo di statura; mentre il nipote non è piccolo di statura.
Per intenderci, Maria dovrebbe utilizzare, per essere una Resuttanese Doc, anche i nomignoli per fare arrivare con due tre nomignoli, ricostruire il quadro di tutto il parentato e finisce con il farsi scoprire consanguinea forse con tutto il paese di Resuttano, perché gira e rigira c’è sempre un filo di parentela quando si è in pochi.
Vogliamo vederla così Maria, immersa nella nostra cronaca paesana, con gli abiti del nostro tempo, che non mette soggezione a nessuno, che si guadagna il pane come tutte le donne. Attenzione se la dobbiamo contestualizzare come dice Don tonino Bello nell’oggi della nostra vita, che parcheggia la macchina accanto alla nostra, non è una barzelletta quella che sto dicendo, ma è per contestualizzare Maria oggi, donna di oggi, donna di ogni età, a cui tutte le figlie di Eva quale che sia la stagione della loro vita, possano sentirsi vicine l’una con l’altra.
Vogliamo immaginare Maria adolescente; quante volte nel Vangelo ci viene detto, quante volte gli interpreti della sacra scrittura ci dicono che Maria era giovanissima, adolescente quando l’angelo la annunziò, la chiamò. La vogliamo contemplare così, giovane, mentre nei meriggi di estate risale, e anche Lei ne avrebbe diritto, dalla spiaggia.
La scrittura dice “nigra sunt sed formosa”, bruna, con la nostra carnagione, la carnagione mediterranea, bella, portandosi negli occhi limpidi il frammento del Mar Mediterraneo, azzurro, e di inverno con lo zaino colorato, come fanno tutte le adolescenti di questo tempo, che va in palestra anche Lei, e passando per Corso Umberto, saluta quelli che stanno in Via Roma, saluta tutti con tenerezza, e ispira in chi la guarda nostalgia; e conversa, parla, nel cerchio degli amici; la sera al Cozzo, d’estate prende fresco e rende felici gli interlocutori, come quando ci si riunisce per recitare la quindicina dell’Assunta e dopo la quindicina, e va a braccetto con le compagne, e ne ascolta le confidenze segrete e le sprona ad amare la vita.
Vogliamo darle uno dei nostri cognomi a Maria, Ippolito, Miserendino, La Placa, Virga, Li Vecchi, Gallina, vogliamo sentirla nostra, come operaia forse anche nel nostro paese, impiegata in una delle realtà commerciali che si trovano, ormai poche ma ci sono ancora, in una bottega di generi alimentari, in un negozio di scarpe, di fiori, di ferramenta, non lo so, e si ferma a conversare con le donne del quartiere Marcato, con le donne du chianu magasinu, incontra al cimitero la domenica mentre depone i fiori ai suoi morti; Gesù è risorto, ma i parenti di Maria no. O mentre il mercoledì si reca al mercato, e tira sul prezzo anche Lei, o quando a mezzogiorno con tutte le altre madri, davanti alle scuole o più tardi attende il suo bambino, che esca da scuola per portarselo presto a casa e riempirlo di baci.
Non la vogliamo ospite Maria, ma la vogliamo concittadina, interna ai nostri problemi comunitari, preoccupata per il malessere che scuote Resuttano ma contenta anche di condividere la nostra esperienza spirituale contraddittoria ed esaltante allo stesso tempo; fiera per lo spessore culturale della nostra città, per le sue chiese, la sua arte, la sua musica, la sua storia, per i suoi preti, i suoi vescovi, è gioiosa di appartenere al nostro ceppo di contadini, perché contadini siamo, e ce ne vantiamo, di agricoltori che amano l’humus, stanno a contatto con la terra, la natura, cosa che tanti desiderano e non hanno.
Vogliamo essere come Lei, la vogliamo sentire così Maria, tutta nostra, ma senza gelosie, tutta nostra, resuttanese puro sangue, che a Natale canta la novena, e in Quaresima intona il “ti saluto o croce santa”, con le stesse cadenze delle nostre donne durante la Quaresima, le Vie Crucis, e come le nostre donne che pregano e sfilano nelle confraternite, in processione con le lampade accese.
Così ti vogliamo, Maria! Ti vogliamo nelle nostre liste anagrafiche, nei sogni festivi, e nelle asprezze feriali, ma sempre pronta a darci una mano, a contagiarci della Tua speranza, a farci sentire con la Tua struggente purezza il bisogno del Tuo amato figlio Dio, Gesù Cristo; a spartire con noi momenti di festa e di lacrime perché così Ti contempliamo Vergine addolorata. Volgiamo vivere con Te le fatiche delle vendemmie, dei frantoi, profumi di forno, di bucato, lacrime di partenze e di arrivi, come una vicina di casa o come una dolcissima inquilina che si affaccia sul pianerottolo del nostro condominio.
Dice Don Tonino Bello: “Santa Maria, donna dei nostri giorni, vieni ad abitare in mezzo a noi. Tu hai predetto che tutte le generazioni Ti avrebbero chiamata “beata”, e tra queste generazioni c’è anche la nostra, che vuole cantarti la sua lode, non solo per le cose grandi che il signore ha fatto in Te nel passato, ma anche per le meraviglie che oggi continua ad operare in Te nel presente, con noi”.
E allora anche qui a Resuttano, fa che possiamo sentirci vicini, Ti possiamo sentire vicina ai nostri problemi, non come signora che viene da lontano a sbrogliarceli con la potenza della sua grazia, o con i soliti moduli stampati una volta per sempre, no; ma come una che condivide gli stessi problemi e li vive anche Lei sulla sua stessa pelle e ne conosce la drammaticità, ne percepisce le sfumature del mutamento e ne coglie l’alta quota di ogni tribolazione.
Santa Maria donna dei nostri giorni, liberaci dal pericolo del pensare che l’esperienza spirituale ed i vissuti da più di 2000 anni da Te, fa che non possano diventare improponibili oggi per noi ma possiamo seguirli anche in questo, figli di questa civiltà che dopo essersi proclamata post moderna, post industriale, post non so che, dice Don Tonino, si qualifica anche come post cristiana.
Facci comprendere che la modestia, l’umiltà, la purezza sono frutti di tutte le stagioni della storia e che il volgere dei tempi non abbia alterato la composizione climatica di certi valori. Il tempo sì, ma il cuore non deve essere alterato, deve essere simile al tuo per essere conforme al cuore del figlio tuo.
Mettiti allora accanto a noi, o Maria, ed ascoltaci mentre ti confidiamo le ansie quotidiane che assillano la nostra vita moderna: lo stipendio che non basta, la stanchezza, lo stress, l’incertezza del futuro, la paura della pandemia, la paura di non farcela, la solitudine interiore, l’usura dei rapporti, l’instabilità degli affetti, l’educazione difficile dei figli, l’incomunicabilità persino con le persone più care, la frammentazione assurda del tempo, il capogiro delle tentazioni, la tristezza delle cadute a causa del peccato, la noia del peccato.
Conclude Don Tonino: “Facci sentire Maria, la Tua rassicurante presenza, la Tua coetanea presenza dolcissima a tutti, e non ci sia mai un appello in cui risuoni il nostro nome nel quale la stessa lettera alfabetica non risuoni anche il tuo e non ti si oda rispondere presente”.
Siamo qui presenti dinnanzi a Te, portaci dal figlio Tuo, portaci dal nostro Signore, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
[1] Tradotto dal dialetto siciliano: “Perché quando uno dice: fa parte della famiglia Carrubba, rispondono il nipote del pulcino, perché mio nonno veniva chiamato “pulcino”.